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Sculture in Legno: compriamo, acquistiamo e vendiamo.

La scultura è l’arte di dare forma ad un oggetto partendo da un materiale grezzo o nel caso di legno o marmo, ad esempio, si sottrae, cioè si scolpisce intagliando, incidendo o asportando con uno strumento idoneo.

Per esempio: la storia della scultura nel legno della Val Gardena ha una tradizione lunga e importante che risale al 16°secolo. La lavorazione del legno era un’attività complementare che veniva svolta prevalentemente nei mesi invernali, molto lunghi e freddi nella vallata ladina. Inizialmente gli scultori gardenesi intagliavano piccoli animali e oggetti di uso domestico che venivano poi esportati in tutto il continente. Negli anni a seguire e affinata la tecnica dell’intaglio, gli artigiani iniziarono a realizzare anche giocattoli in legno e figure sacre come santi. Le mani sempre più abili degli artisti della Val Gardena svilupparono nuovi stili di lavorazione e una gamma molto vasta di arte sacra e profana. Quello che inizialmente era un passatempo per poche persone, nel 1800 iniziava a divenire un vero e proprio lavoro per molti abitanti. Non solo le statuine venivano realizzate a mano con scalpelli specifici, ma anche dipinte dalle sapiente mani dei pittori locali. Le figure di legno realizzate erano ora principalmente di natura sacra: Madonneangioletticrocifissi e presepi. Non a caso, il presepe di legno più grande al mondo è un’opera realizzata da un gruppo di scultori della Val Gardena e può essere visitato tutto l’anno al Centro Iman di Santa Cristina in Val Gardena. Contrariamente al giudizio negativo che a partire dai trattatisti cinquecenteschi ha influenzato la percezione della scultura lignea fin quasi a i giorni nostri, è proprio attraverso questa tipologia che si è rinforzata la rinascita della scultura: la statua di legno policroma rappresenta infatti la tipica immagine di culto a partire dal XIII secolo. Nel corso dei secoli la policromia delle sculture, essenziale nella coscienza di chi le produceva e le commissionava, è divenuta un elemento di discredito in quanto ritenuta un espediente cui era costretto chi non sapeva scolpire; il pregiudizio ha colpito soprattutto le statue lignee su cui si interveniva con una continua manutenzione del colore, ma anche la scultura in marmo era completata dalla policromia.
Non è noto se i ruoli di scultore e pittore fossero distinti ma sta di fatto che essi presupponevano due diverse professionalità. Nei documenti trecenteschi di allogagione si può comunque verificare come nella maggior parte dei casi i due ruoli fossero separati, per cui la scultura veniva passata al pittore dopo essere stata intagliata ; ma non mancano casi di doppia definizione come per l’attività lucchese di Piero d’Angelo o Jacopo della Quercia, nominati sia come “sculptor” che come “pictor”.
Tanto l’intaglio quanto la stesura della policromia avvenivano in piccole botteghe organizzate e regolate da precise normative come si apprende dal “Livre des Métiers” di Etienne Boileau, che raccoglie gli statuti delle corporazioni di Parigi del 1268. La bottega si rivela qui essere non solo il laboratorio dove viene prodotto l’oggetto, ma anche il luogo del sapere tecnico-artistico e lo spazio di esposizione dell’opera al potenziale acquirente.